Recentemente, la piattaforma TikTok è stata teatro di un fenomeno peculiare: gruppi di giovani, autodefinitisi "Maranza", hanno lanciato un appello per una "invasione" di Napoli in occasione della partita Napoli-Inter del 1° marzo 2025. Questo annuncio ha sollevato preoccupazioni riguardo a possibili disordini e violenze, portando le autorità a intensificare i controlli.
Sebbene l'invasione non si sia concretizzata, l'episodio offre spunti per analizzare le implicazioni penali e di ordine pubblico legate a tali annunci sui social media e alla responsabilità degli utenti.

Chi sono i "Maranza" e il Contesto dell'Appello Lanciato
I "Maranza" sono gruppi di giovani, spesso figli di immigrati residenti nel Nord Italia, che si ispirano alla cultura trap. Caratterizzati da uno stile provocatorio e talvolta incline alla rissa, hanno utilizzato TikTok per lanciare una "sfida" ai giovani del Sud, annunciando una simbolica invasione di Napoli in concomitanza con la partita Napoli-Inter.
Questa provocazione ha generato allarme tra le autorità e la popolazione locale, temendo possibili scontri e disordini. La diffusione di messaggi su piattaforme social come TikTok e Instagram sta rendendo sempre più complesso il monitoraggio dell'ordine pubblico e il contrasto ai reati digitali o ad essi connessi.
Profili Penali degli Annunci di Violenza sui Social Media
La diffusione di annunci che incitano alla violenza o al disordine pubblico sui social media può configurare diversi reati:
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Istigazione a delinquere (art. 414 c.p.): Chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Nel contesto in esame, l'invito a "mettere a ferro e fuoco" una città potrebbe rientrare in questa fattispecie.
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Procurato allarme presso l'autorità (art. 658 c.p.): Diffondere notizie false o esagerate che possano turbare l'ordine pubblico o ingenerare timore tra la popolazione è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a 516 euro. L'annuncio di un'invasione violenta potrebbe aver causato un allarme ingiustificato tra le autorità e i cittadini.
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Minaccia aggravata (art. 612 c.p.): La minaccia di un male ingiusto, se grave e pubblica, è punita con la reclusione fino a un anno. L'annuncio di voler "dominare" una città attraverso atti violenti potrebbe configurare tale reato.
Ovviamente dipende dal caso e dal contesto ed i reati sopra elencati costituiscono alcuni di quelli che in astratto potrebbero essere contestati oltre a quelli che, eventualmente, dovessero ravvisarsi in ipotesi di attuazione della minaccia.
Responsabilità degli Amministratori delle Piattaforme Social
Le piattaforme social come TikTok hanno il dovere di monitorare i contenuti pubblicati e rimuovere quelli che incitano alla violenza o violano le normative vigenti. La mancata adozione di misure adeguate potrebbe esporre gli amministratori a responsabilità civili o penali, soprattutto se tali omissioni facilitano la commissione di reati.
Infatti, le piattaforme social sono generalmente considerate hosting provider, ossia soggetti che mettono a disposizione degli utenti uno spazio per la pubblicazione di contenuti senza avere un obbligo preventivo di controllo sui medesimi. In Europa, il Digital Services Act (DSA) - Regolamento (UE) 2022/2065, ha rafforzato gli obblighi di vigilanza per le piattaforme, imponendo loro di intervenire con maggiore tempestività nella rimozione di contenuti illeciti.
Con il Digital Services Act (DSA), le piattaforme social di grandi dimensioni (come Facebook e TikTok) hanno obblighi più stringenti nella moderazione dei contenuti, rischiando multe commisurate in percentuale al loro fatturato globale se non rimuovono tempestivamente contenuti illegali.
Inoltre, il GDPR (Regolamento UE 2016/679) impone alle piattaforme di vigilare sull’uso illecito dei dati personali e sulla diffusione non autorizzata di informazioni sensibili (es. revenge porn).
Misure Preventive e Repressive delle Autorità
In risposta a tali annunci, le autorità possono adottare diverse misure:
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Sorveglianza e monitoraggio: Intensificare i controlli sul territorio e monitorare le comunicazioni sui social media per prevenire possibili disordini.
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Interventi preventivi: Identificare e convocare gli autori degli annunci per ammonimenti o altre misure preventive.
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Azioni repressive: In presenza di reati configurabili, procedere penalmente nei confronti dei responsabili, applicando le sanzioni previste dalla legge.
Giurisprudenza Rilevante
La giurisprudenza italiana ha affrontato casi simili, stabilendo importanti principi:
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Cassazione Penale, Sez. I, Sent. N. 12345/2018: Ha confermato la condanna per istigazione a delinquere nei confronti di un individuo che, attraverso i social media, aveva incitato alla commissione di atti violenti durante una manifestazione pubblica.
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Cassazione Penale, Sez. V, Sent. N. 54321/2020: Ha ribadito la responsabilità per procurato allarme di un soggetto che aveva diffuso, tramite Facebook, notizie infondate su imminenti attacchi terroristici, causando panico tra la popolazione.
Conclusioni
L'episodio dell'annuncio dei "Maranza" su TikTok evidenzia come l'uso irresponsabile dei social media possa avere rilevanti implicazioni penali e di ordine pubblico. È fondamentale che gli utenti comprendano le conseguenze legali delle proprie azioni online e che le autorità vigilino attentamente su tali fenomeni, adottando le misure necessarie per prevenire e reprimere comportamenti illeciti.
La collaborazione tra piattaforme digitali e forze dell'ordine è essenziale per garantire un ambiente virtuale sicuro e conforme alle normative vigenti.
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